Lucchese - News Calcio Femminile

C’è un’immagine che, più di tutte, ha caratterizzato l’estate della Serie C e, in particolare, della Lucchese. L’istantanea che ritrae Marcella Ghilardi, segretaria del club rossonero, appena scesa da un’auto ferma in mezzo alla strada, con una borsa e un faldone nelle mani, di corsa verso un cancello. Non uno qualsiasi ma l’ingresso della Covisoc. Una lotta contro il tempo, quasi da film d’azione, per presentare sul filo di lana il ricorso necessario che poi avrebbe salvato i toscani dall’esclusione dalla Lega Pro. TuttoC…in rosa, di conseguenza, non poteva esimersi dal raccontare la storia della donna che ha permesso alle Pantere di prendere parte al nuovo campionato.

Iniziamo dalla fine e da quel 16 luglio storico per il calcio lucchese, con una foto altrettanto storica.
“Un giorno indimenticabile. La prima parte di giornata sembrava non finire mai: di notte il proprietario e i soci avevano deciso di ripianare le perdite e di far partire tutti i bonifici, atti necessari per presentare il ricorso. Il problema è che l’incartamento non arrivava mai e dovevamo consegnarlo entro le 18 a Roma: per quattro volte io e il dirigente Giuseppe Bini abbiam posticipato la partenza. Alle 16:15, in stazione a Firenze, il treno. Anzi, no: 20 minuti di ritardo e, una volta a bordo, altri 10. Stavamo impazzendo, non è nemmeno pensabile l’ansia di quel pomeriggio. Arriviamo finalmente a Roma e, ovviamente, non potevamo più perdere tempo: peccato che il taxi prenotato non fosse presente. Abbiamo iniziato a urlare come pazzi, rubando un taxi a dei turisti, spiegando loro che non potevamo aspettare per nessuna ragione al mondo il successivo. Una manciata prima delle 19 siamo arrivati, Giuseppe Bini ha aperto al volo lo sportello in mezzo alla strada e io mi son fiondata dentro”.

E lì quella foto…
“Davanti alla sede della Covisoc ci aspettava un giornalista di Lucca, il direttore di GazzettaLucchese.it, Fabrizio Vincenti (l’autore della fotografia che ringraziamo per la disponibilità NdR): appena mi ha visto ha iniziato a scattare a raffica. In realtà, in quei momenti concitati, l’avevo notato a malapena, il mio obiettivo era registrarmi entro le 19 in Covisoc. Ce l’ho fatta e lì, per la prima volta in giornata, ho ripreso fiato. Poco dopo, è iniziato un nuovo delirio: il telefono ha iniziato a vibrare e lo ha fatto fino a tarda notte. Erano messaggi di tifosi e appassionati che si complimentavano con la Lucchese per l’iscrizione e con me per la corsa. All’inizio non capivo come facessero a saperlo, poi ho visto la foto pubblicata e ho capito tutto. Tutta l’ansia si è trasformata in orgoglio, in quella corsa finale sentivo tutta Lucca. Non voglio nemmeno pensare a quello che sarebbe successo se non fossi arrivata tre minuti prima del gong. Nei giorni successivi mi sono accorta che, camminando per strada, i tifosi mi riconoscono a causa di quella foto. Prima non accadeva perché sono una persona molto riservata. Quella foto mi ha fatto capire una cosa. Non viviamo mai appieno quel che sarebbe giusto vivere: l’empatia della gente”.

Oltre alla segretaria, quest’anno hai ricoperto anche il ruolo di team manager.
“I primi giorni la dirigenza e lo staff tecnico erano ancora da formare al completo: mi è stato chiesto, un po’ a sorpresa, di svolgere momentaneamente anche questo ruolo e ho accettato, incuriosita. Ho fatto bene, è stata un’esperienza divertente, assapori il gruppo che si crea. Io di solito lavoro in segreteria, non ho molto contatto con la squadra. Ho capito in quei 10 giorni di ritiro il senso dello stesso: stare 24 ore tutti insieme per fare gruppo nel vero senso della parola. In Coppa Italia, poi, sono andata in panchina contro l’Arezzo, sia all’andata che al ritorno. All’andata entro in campo, impaurita, e mi trovo il mister aretino Dal Canto e il diesse Testini, entrambi ex giocatori che avevano lavorato con me all’Albinoleffe. Sembrava di sentirmi a casa. Al ritorno, poi, abbiam pure vinto ai rigori, è stato emozionante poterla vivere dal campo insieme a tutta la panchina. Ti carica molto di più dello stare in tribuna”.

E la squadra come ha preso questa tua presenza. Non capita tutti i giorni di avere delle donne in ritiro…
“Mi ha accettato benissimo, non mi aspettavo un’accoglienza del genere. Staff tecnico e giocatori mi hanno trattato nel migliore dei modi, non c’è stato nessun atteggiamento negativo, anzi. La sera stessa in cui è finito il ritiro mi hanno regalato tutti insieme un’orchidea: mi sono emozionata, mi hanno fatta sentire una di loro. Li ringrazio di cuore e spero che la loro stagione sia positiva, sia per i tifosi che per loro”.

Come è iniziata la tua avventura nel calcio?
“Ero ad Albino, lavoravo in un settore totalmente diverso. Venni a sapere che cercavano una ragazza all’Albinoleffe per lavorare in segreteria. 18 anni fa era un lavoro molto più semplice, c’erano meno normative e meno problematiche. Non sapevo se presentarmi al colloquio perché, da persona attiva, non volevo passare la vita dietro una scrivania. Per fortuna ci andai e direi che andò bene, visto che mi dissero di presentarmi al lavoro già dal giorno dopo. Iniziai a ottobre, a stagione già iniziata. Mi chiesero di dare una mano anche per la comunicazione e il marketing. E da lì praticamente feci di tutto. Ci giocammo i playoff con Cremonese e Pisa: a Bergamo erano tutti pisani ma vincemmo noi 4-2. Fu fantastico, prima e unica promozione di una squadra nella mia carriera. Ricordo pure con rimpianto la finalissima playoff per la A persa col Lecce. Quell’anno il direttore Turotti, adesso alla Pro Patria, rilevò Federico Marchetti a 500 euro dalla Biellese. Esplose con noi e venne venduto al Cagliari. Da lì la Lazio e ora il Genoa. Un’intuizione felice: la mia tesina per il corso da direttore sportivo è stata proprio su Marchetti. Una bella persona”.

E poi?
“Sono stata sette anni all’Albinoleffe: un anno in Serie C e poi sei in B. Poi sette anni con la Cremonese e adesso quattro anni alla Lucchese. Ho 38 anni e ne ho passati 18 nel calcio. Non ci si stanca mai anche se in certi periodi è molto dura. Ma sono innamorata di questo lavoro quindi non riuscirei mai a mollare”.

E la famiglia?
“Mastica calcio: un mio cugino è Dario Bergamelli, ora alla Ternana: abbiam passato Ferragosto insieme, per me è come se fosse un fratello. Poi c’è mio padre che nel weekend si piazza davanti alla TV a vedere tutte le partite su Lega Pro Channel. Inoltre sono stata fidanzata per sette anni con una persona che aveva la mia stessa passione, al punto da essere diventato anche team manager e segretario. Abbiam passato tutti questi anni io a veder le sue partite e lui le mie. E quando non giocava nessuno delle nostre squadre, andavamo a vederci altre partite di calcio in giro per gli stadi d’Italia. È stato fantastico. Diciamo che il pallone è parte integrante della mia vita anche quando non lavoro”.

Diciott’anni fa eri una delle prime donne nel mondo del calcio. Adesso il numero, per fortuna, è aumentato. E gli atteggiamenti, come son cambiati?
“All’inizio vieni guardata sempre con un po’ di attenzione, per capire che tipo di donna sei e come ti poni nei confronti di dirigenti e calciatori. Ma discriminazioni non ne ho mai vissute. Al calciomercato qualche stupido che fa qualche battuta di troppo lo trovi ma alla prima affermazione poco carina non ho mezze misure e spiego subito al fenomeno di turno di stare tranquillo al suo posto.
Inoltre quest’estate una procuratrice donna, quando la Lucchese era ancora in bilico, ha girato il mio contatto a un club di serie B. Senza che le chiedessi niente, solamente perché voleva farmi un piacere e pensava che fossi la persona giusta per quella posizione. Noi donne nel calcio adesso ci stiamo coalizzando: pensa che questa donna l’ho sentita 3-4 volte in 18 anni, non siamo amiche strette. Eppure aveva avuto questo bel pensiero per me”.

Adesso come vivi questa tua presenza rosa in un mondo sempre a schiacciante maggioranza maschile?
“Più si va avanti e più mi sento amalgamata nell’ambiente calcistico. Sia perché ho più esperienza sia perché ci sono molte più donne: penso alla grande componente in Lega Pro, tra ufficio stampa come Gaia e Nadia, ufficio tesseramento con Luciana ed Eleonora, segreteria, contabilità e via discorrendo. Ho notato volentieri un incremento della componente femminile all’interno delle istituzioni calcistiche, come Lega Pro, appunto, e FIGC. Nelle squadre di calcio, invece, siamo ancora poche. Però questa cosa ci sprona a dare di più. Credo che più passa il tempo più l’ingresso delle donne nel calcio sarà naturale. Per me, comunque, il calcio è un’isola felice, siamo considerate un valore aggiunto e non un peso”.

Fonte: www.tuttoc.com

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